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Stai leggendo: "Carta, forbici e sasso" di Quinto Moro

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2. Screenplay
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“Just you and your hand tonight!”
Mark piazzò un destro brutale sul cruscotto della sua Maserati Modena, facendo tacere l’irridente cantilena di P!nk sparata dall’autoradio.
Quella stronza gliel’aveva fatta annusare per tutta la serata e poi l’aveva mollato lì, come un coglione, a tornare dalla sua banda di pischelli griffati Valentino che aspettavano in egual misura di sentire delle sue impronunciabili gesta erotiche, o irriderlo per un clamoroso due di picche.
Tammy, s’era dileguata coi suoi due amici stronzi, il fighetto e il ritardato. S’erano messi a discutere tra di loro mentre Mark, tra l’alcol che saliva insieme al volume della pista da ballo sempre più piena di gente – col privé diventato tutto fuorché privato – s’era perso nella folla.
Tammy gli aveva fatto ingollare quattro drink di fila, uno l’aveva bevuto direttamente di seconda mano, dalla sua bocca. Non era la peggior serata della sua vita, anzi era stata divertente, ma ritrovarsi solo a quell’ora di notte, tanto tarda che pure le puttane cominciavano a latitare per i viali, lo faceva incazzare. C’era andato così vicino! Per un momento aveva pensato di scoparsela sul tavolino, quella troia, sotto gli occhi dei suoi amici ritardati.
“Avrei dovuto farlo” disse Mark sottovoce, picchiandosi il polso sulla tempia, col freddo quadrante del Panerai da ventimila euro a giudicarlo per il suo fallimento.
Il clacson di un’auto lo fece rientrare nella sua corsia, per poco non faceva un frontale.
“Ma dimmi tu” brontolò “se devo rischiare di sfondare questa macchina per una zoccoletta da cento euro”
L’aveva misurata, Tammy, esattamente come lei aveva misurato lui. I vestiti e la borsa di lei erano imitazioni, così com’erano pezzenti gli abiti dei suoi due amichetti. Per un attimo pensò d’essersi imbattuto in un trio di fottuti rapinatori che s’erano infilati nel privé a caccia di un babbaluco a cazzo duro da infinocchiare.
“Il mio cazzo è duro ma a me non mi si può infinocchiare” disse Mark ai suoi stessi occhi riflessi sullo specchietto retrovisore.
Poi il lampo. Gli abbaglianti sullo specchietto l’accecarono per un poco, il clacson e una monovolume che gli si affiancava con finestrini aperti e musica urlante, come una discoteca venuta nella notte da un dj strafatto.
“Maaaark, eccociiii”
La faccia fuori dal finestrino, tutta agitata coi capelli al vento, era quella di Tammy.
“Siamo andati a prendere l’attrezzatura! Fai strada?”
Mark rimase a guardarla con sguardo ebete per un’irragionevole quantità di metri consumati oltre il limite di velocità. Rimaneva in strada solo misurando la distanza tra sé e la fiancata della monovolume sfigata che sfrecciava lì accanto.
“Ci stai portando sul set, Mark?”
Mark cercò di rimettere insieme le idee. Sentì l’erezione ricomporsi nei pantaloni, e come se il cervello avesse trasferito tutte le sue funzioni mnemoniche al glande livido, riprese coscienza di quei brandelli di conversazione fra Tammy e la strana coppia al suo seguito. Era troppo bevuto per formulare pensieri lucidi, ma aveva il canovaccio di ricordi che bastava a farlo sorridere e annuire. Quella zoccoletta e i suoi puttanieri al seguito. C’era da divertirsi. Suonò il clacson in segno di riscossa e accelerò, di nuovo eccitato all’idea di chiudere la serata in bellezza.
 
Le auto rallentarono a ridosso della villetta immersa nell’oscurità della notte. La villa stava abbarbicata sulla scogliera, a poca distanza da un villaggio vacanze costruito a mo’ di alveare fra colli e scarpate, tutto a picco sul mare. La casa di Mark pareva quella di Tony Stark vista nei film.
Il vialetto coi sensori di movimento s’illuminava con una scia di faretti stile pista d’atterraggio al passaggio della Maserati. La monovolume procedeva più lenta come a godersi la disposizione di luci sull’ampio giardino illuminato a giorno, coi faretti ben puntati a sottolineare gli spigoli e le linee della villetta nella notte.
Mark si trattenne dal barcollare mentre usciva dall’auto, facendo confusi cenni di benvenuto e cercando di aggrapparsi con lo sguardo ai fianchi di Tammy che gli veniva incontro.
Mark, Tammy, Ted e Tim entrarono nel soggiorno con umori diversi ma divertiti. Tammy fece stendere Mark sul divano, gli levò le scarpe con suadenti promesse di vere gioie per la mattina dopo, che era troppo bevuto per girare qualsiasi scena che, si sa, l’alcol è finto amico delle migliori scopate e colpisce a tradimento trasformando gli apici delle serate in colossali nulla di fatto.
Mark s’addormentò sognante con gli occhi di Tammy nei suoi occhi, e le sue tette fra le mani. Mentre lui ronfava, Tammy e Tim prendevano confidenza con l’appartamento mentre il buon Ted, esplorata la cucina e succhiate due tazzine di caffè dalla macchinetta a cialde espresso-arabica, si metteva a lavoro sul suo taccuino.
Tim e Tammy dormirono accoccolati nella camera da letto come due fratellini nel bosco, lei tra le braccia di lui che la cingeva ammantata in una coperta di cachemire. Si scambiavano impressioni su come doveva essere il film.
 
La prima cosa che Mark vide al risveglio fu la faccia floscia e addormentata di Ted, coperto da pagine strappate come piume perse in un nido d’uccello. Stava per urlargli contro e scacciarlo a suon di bestemmie quando una Tammy in camicia da uomo a mo’ di vestaglia, mutandine e reggiseno frementi gli chiedeva come volesse il caffè. Seguì Tim che caracollava per il corridoio con un’imbracatura mai vista, fatta di fibbie e tubi di ferro brunito che svettava sua una videocamera.
“Teddy-Teddy sveglia!” urlò Tammy.
Ted si scosse sparpagliando i fogli su cui s’era addormentato.
“Finita la sceneggiatura?”
“Ma sì, ma sì” biascicò Ted, allungando le labbra alla tazza fumante che Tammy era volata ad offrirgli.
Mark se ne stava ritto in piedi, in mutande e istupidito. Tammy gli passò un dito sotto il mento grattandogli la ricrescita della barba con la punta delle lunghe unghie.
“I porno non si scrivono mica da soli”
“Cosa?” fece Mark inebetito.
Tim rise. Ted sbadigliava.
“Eh” disse infine Ted “pure i porno hanno una sceneggiatura”
“Sì?” disse Mark di riflesso, ancora naufrago nel mal di testa da sbornia.
Tammy raccolse il quaderno dalle mani di Ted, scorse rapidamente le pagine e sorrise. “Verrà fuori una bella scena” disse.
Mark sentì l’eccitazione crescere rapidamente, più svegliante d’una brocca di caffè. Aveva le mutande gonfie. L’alzabandiera mattutino gli veniva in aiuto. “Io sono pronto” disse, pur senza un’idea di cosa fare.
“Leggi la sceneggiatura” replicò Ted seccato. Aveva una faccia da derelitto, il risveglio per lui era sempre un trauma.
“Ma che” abbozzò Mark “siete seri?”
“Oh, Tammy” si spazientì Ted. Tammy non aveva bisogno di altre spiegazioni, si piazzò davanti a quel ragazzone palestrato dal pacco gonfio, mostrando il corpo seminudo coi seni perfetti ancora avvolti nel reggiseno, il viso delicato quasi in contrasto con la potenza sessuale del fisico esposto. “La vogliamo girare questa scena o no?”
Mark annuì senza dir nulla, il suo assenso concentrato nella carezza ai fianchi di Tammy. Alla luce del mattino Tammy appariva assai più bella che tra le luci al neon e strobo della discoteca. Era eterea, femminilmente angelica e quasi irreale. Ed era compiaciuta, conscia dell’effetto che aveva sugli uomini.
“Leggiamo la scena” disse Tammy buttandosi sul divano e accavallando le gambe col gesto più plateale che le riuscì di fare. Picchiettò sul cuscino del divano per invitare Mark al suo fianco. Si schiarì la voce e iniziò a leggere.
“SCENA 1 - Esterno della villa. Un campo lungo sul giardino con la piscina al centro. Il sole è alto in cielo e illumina l’acqua azzurrissima”
“L’acqua non sembra così pulita” disse Tim scostando le finestre sull’ampia vetrata che dava sul giardino.
“Sì” fece Mark un po’ imbarazzato “fa un po’ schifo. C’è da pulire”
Ted fece un fischio che riempì la stanza e assordò temporaneamente gli astanti. “Coraggio Tim. Sei tu il Sasso, a te i lavori pesanti”
“See, see, vaffanculo”
“Non cominciate voi due” fece Tammy, come a placare liti già sentite mille volte “dài Timmy, sono solo quattro foglie”
Tim uscì dalla stanza con un brontolio sommesso. Ted e Tammy tornarono a concentrarsi sulla lettura del copione mentre Tim si tuffava – ancora vestito – nella piscina, per poi riemergere raccogliendo le foglie a mani nude.
Mark scoppiò a ridere e Tammy gli si avvinghiò addosso per richiamarlo all’attenzione, tirandogli una pacca sul pacco che per poco non lo fece ululare di dolore.
“Stai concentrato! È la tua scena questa!”
Mark, con la mano di Tammy sui boxer rigonfi sgranò gli occhi in un’espressione ebete. Tammy continuò a leggere. “La MDP trova su una sdraia il nostro protagonista” Tammy disegnò con l’indice un cerchio intorno al visto di Mark “Mark sta prendendo il sole - alza lo sguardo - si è accorto di qualcosa, o di qualcuno?” Tammy sfoggiò un gran sorriso indicando se stessa. “La MDP segue Mark che si alza incuriosito, attraversa la piscina e porta le mani ai lati della fronte, come a fare due binocoli, mentre si appiccica alla vetrata”
Ted mimò il gesto dei binocoli.
“Non ho binocoli in casa” disse Mark.
“Devi fare il gesto come li avessi mentre ti attacchi al vetro” spiegò Ted.
“Ci mettete dopo degli effetti speciali che mi aggiungono i binocoli sulle mani?”
Tammy rise. “Marky, è un porno, gli effetti speciali ce li devi mettere tu”
“Ti avvicini al vetro per guardare bene” disse Ted “e metti le mani così ai lati degli occhi perché c’è il riflesso sul vetro”
“Oh” fece Mark, investito in pieno dalla rivelazione.
“Il nostro Teddy è un guardone professionista” disse Tammy “fidati, queste cose lui le sa.”
Risero tutti insieme. Oltre il vetro, Tim alzò il collo dalla piscina, deluso di non essere coinvolto nel divertimento generale.
“Scena 2” proseguì Tammy “inquadratura sul soggiorno, con al centro una ragazza stupenda – oh, Teddy – che cammina con in dosso gli slip e una camicia aperta. Il seno è nudo – così di botto? Non mi fai fare nemmeno lo spogliarello?”
“Do al pubblico quello che vuole” rise Ted “è un corto, dovevo bruciare qualche tempo, e poi l’ho scritto a notte fonda, capiscimi”
“Va bene, va bene. Il regista sei tu” fece Tammy già china a sussurrare all’orecchio di Mark “sai io odio i corti. Scena 3! Inquadratura di Tammy e Mark al centro del soggiorno, a mezzo busto, mentre si baciano – Ted sei il solito romantico – la camicia scivola via, primo piano sui seni di Tammy come fossero dal punto di vista di Mark, poi vediamo la coppia che sbaciucchiandosi in piedi indietreggia fino al piano della cucina. – Ma scusa” fece Tammy portandosi al centro del soggiorno, dove immaginava svolgersi il bacio “stiamo qua pronti a rotolare sul divano e dobbiamo arrivare fin là?”
“Sasso” disse Ted indicando Tim oltre la finestra, con un mazzo di grosse foglie secche su ogni mano. “Carta” Ted batté il dorso della mano sul mazzetto di pagine dello script e puntò infine il dito sul petto di Tammy “e forbici! Io sono la carta, io decido la sceneggiatura. Il nostro Sasso-Tim ci metterebbe mezza giornata a trovare un’inquadratura che sia un minimo creativa di voi due su quel maledetto divano. E scopare sul divano è banale, è la prima cosa che il segaiolo medio si aspetterebbe in uno scenario simile. Ma vogliamo dare alle possenti e muscolose braccia del nostro Mark la gloria di afferrare quelle tue cosciotte di pollo e sentire un bello splat delle tue sontuose chiappette sul banco della colazione? Finisci di leggere, se stiamo qui ancora un po’ cambia la luce sulla piscina e addio alla nostra atmosfera californiana.”
Mark li guardava istupidito, eccitato dalle sottintese promesse di Tammy e la scena che lentamente prendeva forma nella sua mente. Tammy proseguì nella lettura:
“Mark prende per i fianchi la ragazza, la fa sedere sul bancone della cucina. Si sbaciucchiano sempre più eccitati mentre lui le sfila la camicetta. Ormai le sono rimasti solo gli slip, perciò lei allunga una mano verso le forbici – eccole finalmente, le forbici! – la ragazza le apre e le chiude: zac! zac! Inquadratura sul suo sorriso provocante. Mark intercetta le forbici e le usa per tagliare i lati degli slip.”
Tammy lo disse in modo inconcludente, come se ci fosse molto altro da dire.
“E poi?” fece Mark impaziente “cosa facciamo?”
Tammy gli lanciò lo script in faccia. “Scopiamo, stupido! E vedi di essere bravo”
Ted aprì le braccia in segno di resa. “Da qui in poi è tutta improvvisazione, sei tu la stella Marky-Mark”
Tim era rientrato in soggiorno bagnato fradicio, e per un attimo parve lui il capo quando disse: “prima mi asciugo, poi iniziamo a girare.”
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